Che mare il Mediterraneo. |
Che mare il Mediterraneo. Chi mai pensa alle tempeste, alle
forti mareggiate, alle navi in balia delle onde che sono andate a sfracellarsi
sugli scogli durante una sfortunata navigazione, su una rotta fatta tante
volte, tenendosi sottocosta. O quelle rovesciate dal vento e dalle onde e
calate a picco portandosi con loro cose comuni e merci dozzinali che oggi
sarebbero un tesoro come quello che alcune di esse sicuramente portavano. O a
quelle attaccate dai pirati, o a quelle dei pirati, con le loro ciurme e i loro
ostaggi, sfortunati nella sfortuna, usciti la mattina prima dell’alba per
lavorare nei campi e affogati la sera con i loro rapitori. Qualcuno attenderà
invano una richiesta di riscatto. Chi pensa mai alla fatica della gente di
mare, al lavoro dei pescatori: a quelli di una volta, che si rammendavano le
reti, che si bruciavano al sole e al sale, e che a volte non tornavano. Il
vecchio e il mare. Che mare il Mediterraneo. Il bianco, il verde, il blu. Il
rosso del sole al tramonto. Colori da cartolina. Che mare il Mediterraneo:
quanta vita, quanta storia. Per uno che dorme sulla collina, quanti dormono
nelle sue acque? |
Peccato. |
Come si contava il tempo nel neolitico? Quei due bambini che giocavano sulla spiaggia avevano idea di quanto tempo era passato, e da cosa? E i loro padri lo sapevano? Di certo uno di loro sapeva quanto tempo era passato da che la morte aveva cominciato a visitare sempre più spesso il suo villaggio, tanto che sembrava che l’aria stessa la portasse. Per questo avevano deciso di spostarsi, di insediarsi su un’altra collina, e poi su di un’altra e un’altra ancora senza che però l’aria si pulisse. Finché un giorno alcuni giovani del villaggio, che si erano allontanati in cerca di una buona zona ancora più lontana, dove l’aria della morte non fosse arrivata e non potesse arrivare, tornarono di corsa e raccontarono, in preda ad una eccitazione quasi infantile, quello che avevano visto. Leggi tutto |
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di Alessandro Morello
Racconti brevi
Pennello e Pennino